FORUM BONSAI LODI - ANDREA ALBERGO - BONSAI DI OLIVASTRO ABRUZZESE "DIO DEL FUOCO" - step 3

 


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..prosegue
 
DIO DEL FUOCO: UN OLIVASTRO ABRUZZESE
di ANDREA ALBERGO - step 3
 


Bonsai di olivastro - anno 2011
 
Su questa pianta vi erano tante cose nell'impostazione e della struttura di alcuni rami che non mi piacevano e decisi di cercare di porvi rimedio e così la smontai un pochino eliminando molti rami e riposizionandoli anche perché subì una grandinata che fece parecchi danni.

Oggi è in un vaso provvisorio e la sto lasciando un po' andare per fargli riprendere forza; ed infatti, di forza ne sta prendendo anche troppa , sarà il nuovo concime che mi ha fornito un amico del forum con tutte le piogge di questi giorni le foglie sono diventate enormi ma non importa ogni tanto una stagione all'ingrasso non può che fargli bene

Bonsai di olivastro - anno 2012

 
Se non fosse per i segni del tempo che si porta sul secco non sarebbe un granché.
Il mio intento era quello di creare un olivastro insolito dal carattere forte, con una base imponente, dove la legna secca attirasse su di se tutta l'attenzione a testimoniare che la natura, anche se porta indelebili segni, nel tempo riesce sempre a trovare la via per rigenerarsi e manifestare ad ogni stagione la sua grandezza.
Questa pianta è stata protagonista di accese discussioni e critiche, sollevando pareri molto discordanti...a molti è apparsa eccessiva nel suo complesso ad altri ha fatto rabbrividire il vaso che è stato disegnato e realizzato da me. Gli esperti dell'allestimento hanno storto il naso e tanti illustri bonsaisti del panorama italiano mi hanno fatto i complimenti e sussurrato nell'orecchio che questa pianta ha un' impatto visivo unico nel sue genere ed avrà un futuro glorioso.
A me ciò che interessa più di tutto è il percorso fatto fino ad ora, passo dopo passo sono arrivato fin qui solo e con le mie sole forze, anche commettendo errori e quando vedo in giardino questa pianta... sembra che mi strizzi l'occhio.
Il viaggio è ancora lungo e cercherò sempre di migliorarla, migliorando me stesso. Questo è tutto ciò che chiedo alla mia passione senza troppe pretese...tutto il resto è noia...
 
...il vaso era molto scomodo: è fatto di cemento refrattario con anima di rete metallica, pesa veramente troppo e non è l'ideale anche per la coltivazione.
 Infatti la pianta sembra aver gradito molto il cambio di vaso.
 Ad ogni modo, non tutti erano d'accordo sul vaso , molti sostengono che con una pianta così massiccia e con tutto quel secco un vaso massiccio e più classico sarebbe meglio.
Questioni di gusti, vedremo in futuro cosa ne verrà fuori...
 
 Ci sono regole scritte dai giapponesi che molti seguono alla lettera. Personalmente la mia visione riguardo le regole giapponesi è molto aperta, nel senso che non mi fermo mai a una regola estetica per quanto possa essere giusta e soddisfacente per chi guarda. Se mi accorgo che c'è qualche cosa anche piccolissima che si può migliorare prendo la strada per farlo con i mezzi che ho a disposizione.
Come dire a me non basta sapere che una pianta con secco molto vistoso che attira lo sguardo vuole un vaso semplice per non creare conflitti visivi, la trovo una regola troppo semplicistica ma è anche vero che il bonsai è una forma di semplificazione ma anche qui ci sarebbe da discutere…
Esistono schemi per abbinare i vasi, scritti da nomi illustri e seguendoli sicuramente non si sbaglia, ma come già detto a me non basta; vorrei sempre il massimo e sopratutto che incarni i miei gusti e spesso questo mi porta ad allontanarmi troppo dalle regole conosciute e di conseguenza le mie scelte vengono criticate, ma semplicemente perché non si sono comprese.
Troppo spesso per esempio sento dire a mostre: "in questa pianta è stato cannato il fronte" che in italiano vuol dire è sbagliato, anche qui troppo semplice giudicare se non si conoscono le ragioni che hanno spinto l'autore alla scelta di quel fronte.
 Lo dico sempre: nel bonsai non esiste una via maestra! chi pensa questo rimarrà eternamente fermo sulle sue convinzioni e non creerà mai nulla di nuovo e frizzante.
 Esiste la sensibilità personale ed il gusto personale come in tutte le cose e meno male altrimenti tutti faremmo i bonsai allo stesso modo.
 T'immagini se un critico avrebbe detto a Picasso : " ma come li ritrai quei visi? ..hanno un occhio solo e sono asimmetrici!".  Come per dire non hai capito nulla o e sei un'incapace!!!
 Confesso che anch'io pesavo la stessa cosa dei dipinti di Picasso, fino a quando non lo studiai in profondità per bene, per dare un'esame e allora capii lui, la sua arte e come ci era arrivato ..e pensai:  "questo è un GENIO!!".
Certo io non valgo nemmeno l'unghia del piede di Picasso e l'esempio è pretenzioso, ma rende ben l'idea. Per andare oltre le regole però,  è doveroso conoscerle molto bene. Come si dice ci vogliono le basi. Esempio più terra terra...Sarebbe come dire che la donna ideale è alta bionda e con gli occhi azzurri ...e se a qualcuno piacessero le basse more e in sovrappeso?
Scelsi quella forma del vaso perché a mio avviso esalta la base, e la sua altezza smorza e slancia la pianta che è veramente massiccia. La texture è semplicemente un
gioco e non c'è un motivo preciso; il colore inizialmente era marrone con qualche sfumatura, ma poi decisi di cambiarlo completamente.
Discutere di queste cose è un modo per crescere e capirsi. Io vivo il bonsai come una delle forme d'arte più complete che esista e quindi come si può chiamare arte qualche cosa che deve stare entro certi limiti e certi schemi?
 Andrò sempre in contro a molte critiche e a rari consensi ma questo fa parte del gioco e se non credessi io per primo in quello che faccio nulla avrebbe senso.
E' ancora più bello ed interessante quando uno è in disaccordo ma sai che però a capito a pieno le tue scelte pur vedendola in maniera diversa. Esistono quindi modi diversi d'interpretare e non c'è ne uno più giusto dell'altro...
 
 
...Il secco a mio avviso va rifinito, specialmente sul retro, che dalle foto non si vede. Un occhio attento noterà dove si è intervenuti con una fresa; a me questo non piace quindi dovrò rifinire quelle parti con attrezzi manuali in modo che tutto sia più in armonia con le parti naturali. Ad ogni modo il tempo aggiusterà ogni cosa ma se gli diamo una mano si fa prima.

Bonsai di olivastro - dettagli del secco

Bonsai di olivastro - dettagli del secco

..spesso l'uomo cerca di catalogare ogni cosa, cerca di schematizzare ed etichettare tutto forse perché così il mondo gli sembra di più facile comprensione e si sente più sereno. Un bonsai mi deve emozionare che sia un pino o un olivastro che sia coniferoso o rotondeggiande, con secco o meno mi deve emozionare e tutte queste classificazioni e regole giapponesi le trovo vecchie e sterili!!!
Faccio bonsai per il rapporto forte che quest'arte mi da con la natura, con lo scandire delle stagioni e perché in questo mondo che corre troppo veloce esso mi riporta ad un più giusto e lento procedere per goderne a pieno di ogni singolo attimo eterno. Faccio quello che faccio per mio godimento e se le mie piante escono fuori dagli schemi tanto meglio, vuol dire che, belle o brutte, sono diverse!!!

..Tutto dipende da come uno si pone di fronte al bonsai. Nel modellare una pianta mi lascio avvolgere dalle emozioni ed il resto va da se, non penso ad uno stile preciso ne tanto meno a rispettare la tipicità. Il mio modo di fare bonsai non vuole evocare in chi guarda un paesaggio naturale in una precisa stagione, come si fa per esempio nell'esposizione del tokonoma. Se penso al bonsai sento forti vibrazioni e per me è come un canale che mi permette di trasmettere quella natura sconosciuta, selvaggia e fantasiosa che alberga nel mio più profondo io: è una natura aspra, dolce e fiabesca allo stesso tempo, bizzarra e scioccante.
 Nel fare un bonsai il mio obbiettivo non è quello di imitare la natura, non voglio replicarla, a che mi servirebbe? c'è già, bella e onnipotente intorno a me e come posso la respiro, la vivo! Per me il bonsai non è un albero in una vaso ma un universo di possibilità espressive. Il bonsai per me è espressione artistica pura e non può certo essere classificata per sua stessa natura.

..ho nel cuore l'ardire di condurre chi guarda in un mondo magico e intimo che è molto differente dal mondo conosciuto e molto spesso fa paura perché non di facile comprensione. Badate bene che ho detto "ho nel cuore" e non nella testa, per farvi capire che non ci sono poi tanti ragionamenti ma tutto è mosso dalle EMOZIONI.
Per entrare e poi magari perdersi in questo mondo emozionale però bisognerebbe disimparare ciò che si è imparato,svuotarsi da ogni costrizione o regola…non si può versare nemmeno una nuova goccia se la coppa è già piena, bisognerebbe prima svuotarla.


Dopo tutto questo tempo e dopo ben due stagioni dove l'albero è stato messo all'ingrasso.
  è giunto il momento della defogliazione, per riordinare un po' l'interno favorendo più passaggio di aria e luce…

Defogliazione del dio del fuoco

Defogliazione del dio del fuoco
 
La pianta dopo 12 giorni sta risvegliando ogni singolo germoglio anche quelli più arretrati, frutto di un'attenta preparazione fatta mesi prima.
L'obbiettivo non era tanto quello della riduzione delle foglie ma più che altro quello di rinvigorire i germogli più interni che si stavano indebolendo, nelle stagioni seguenti si cambierà radicalmente la concimazione e si presterà molta attenzione alle annaffiature per evitare internodi troppo lunghi.
 

Bonsai di olivastro abruzzese "dio del fuoco" - anno 2014
 
Ho letto più volte nei forum i vari modi di approcciarsi alla defogliazione: chi la divide in due fasi, chi lascia coppie di foglie a tirar linfa , chi la fa parziale, chi dice di non tagliare assolutamente le punte dei rami ecc. ecc. Non so dire quale sia il modo più corretto per metterla in atto ma posso dirti come mi comporto io, in base alla mia esperienza personale.
Tanto per cominciare per queste operazioni seguo molto la luna. Ad inizio stagione concimo per bene e lascio andare indisturbate le nuove cacciate.  Poi, circa 10 giorni prima di una defogliazione, poto tutte le cime dei rami, a volte anche arretrando parecchio rispetto alla silhouette ottimale del palco, applicando sia prima che dopo stimolanti fogliari.
 Dopo pochi giorni, come noto che le gemme all'ascella delle foglie si stanno muovendo, applico la defogliazione totale.
Ho notato che con questo sistema la pianta non subisce nessun arresto vegetativo e i nuovi germogli, già risvegliati dalla potatura, prendono molta forza ma in maniera equilibrata.
 Spesso molti mi raccontano che dopo la defogliazione le punte dei rami hanno preso più vigore di quelli arretrati: questo accade perché, erroneamente, si pensa che lasciare tiraggi scongiuri ritiri di linfa e favorisca un pronta ripresa. In queste operazioni il rispetto dei tempi giusti è fondamentale. In buona sostanza con questo metodo la vigoria è ben distribuita sia nell'interno che nell'esterno dei rami e anche le successive cacciate sono di eguale intensità e in pratica il tiraggio è garantito dai germogli stimolati dalla precedente potatura.
 
Andrea Albergo
 
 
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